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Napoli, Napoli, Italy
Architetto Valutatore del rischio in ambito domestico; consulente per il benessere abitativo.Presidente ANSiD Associazione Nazionale Sicurezza Domestica- promozione e diffusione della cultura della prevenzione degli incidenti in ambiente domestico e del benessere abitativo.



Donna Multitasking

 

 

La percezione del rischio.

 Gli incidenti domestici sono    causati  nella maggior parte dei casi, da   comportamenti  e stili di vita scorretti che, soprattutto nei  bambini, più esposti perché meno consapevoli,  è possibile  modificare.

Un’efficace prevenzione degli infortuni deve partore  dalla percezione individuale del rischio, cioè dal livello di consapevolezza delle persone,  dei pericoli con cui  il vivere quotidiano in casa  ci mette a contatto. Spesso non si riesce  a valutare il potenziale rischio a causa di una visione semplificata della realtà: abitudini ed esperienze pregresse (personali o di altri) e  scarsa conoscenza del pericolo e della sua dannosità, portano  l’individuo   a sottovalutare i rischi connessi alle attività quotidiane note e usuali come pulire e utilizzare attrezzi: l’acido muriatico, ad esempio, comunemente adoperato per pulire, è potenzialmente dannoso, se incautamente adoperato, e può provocare intossicazioni, ustioni o danni agli organi interni.  

  

Anche   la valutazione soggettiva rischi/benefici, influenza le nostre scelte: se un determinato comportamento arreca un  beneficio, allora il rischio ad esso connesso sarà percepito in misura minore. Per fare un esempio:  per pulire i vetri della finestra salgo sulla sedia perché è a portata di mano, mi risparmia  il fastidio di prendere la scaletta,  mi consente una  maggiore  libertà di movimento, quindi mi sbrigo prima;  il pericolo che da questa azione può derivare   mi sembra  inferiore rispetto al vantaggio che traggo dal velocizzare il lavoro.  Il rischio è ritenuto accettabile  quando è associato ad una motivazione rilevante e promette vantaggi immediati; gli svantaggi non sono evidenti, quindi “vale la pena”. 

Rispetto all’incidente domestico utilizziamo una scorciatoia mentale;  migliaia  di persone cadono o si ustionano in casa propria, nonostante ciò la nostra autostima ci fa sottovalutare il pericolo, ci sentiamo meno esposti perché ci riteniamo esperti; “ho fatto sempre così e non è mai successo niente” è la frase  tipica dell’illusione del controllo. In pratica, gli eventi rari ma eclatanti, sono sovrastimati rispetto ad eventi che attirano di meno l’attenzione sebbene siano più frequenti.

Analogo atteggiamento viene assunto nei confronti di  quei comportamenti pericolosi che manifestano il danno nel tempo, (vedi esposizione a sostanze chimiche, il rischio biologico o le scorrette pratiche igieniche e alimentari). La nostra mente è selettiva, crediamo di vedere e sentire tutto semplicemente prestandovi attenzione e non è così; il 99% delle persone, forte della sua presunta esperienza,  non rispetta le regole di sicurezza e, malgrado ciò non subisce infortuni;  questo risultato viene erroneamente attribuito alla propria capacità di gestire il pericolo.

Tutte le nostre decisioni sono motivate da un lavoro mentale  attraverso il quale attribuiamo un   valore a quello che osserviamo; un processo che si sviluppa  attraverso cinque fasi consecutive, con cui costruiamo la  nostra  “mappa mentale”: con  l’attenzione raccogliamo  i dati, li filtriamo e li selezioniamo anche inconsapevolmente, ma  l’attenzione  è influenzata simultaneamente da altri fattori individuali come credenze, interessi, aspettative del soggetto. Una volta raccolte le informazioni le organizziamo  in schemi per poi attribuire loro un significato. Conserviamo una parte delle informazioni nella memoria per richiamarle  al momento opportuno. Nell’ultima fase, valutiamo  l’informazione ricevuta, sia essa un evento, una persona o un oggetto;  questa fase influenzerà tutte le successive decisioni ovvero i  nostri comportamenti. In genere, non percepiamo  il rischio per  motivi diversi: non lo conosciamo, o perché affetti da un’alterazione delle capacità percettive quali ipoacusia, daltonismo, alterazione da sostanze inebrianti o farmaci, stanchezza  o ripetitività  che contribuiscono ad abbassare la nostra  soglia di attenzione. La maggior parte di noi, rimuove  il pericolo dalla coscienza, ovvero tendiamo a minimizzare per semplificarci la vita; sarebbe, infatti, eccessivamente stressante, tenere il pensiero costantemente rivolto al pericolo. Più si  è convinti che non sia possibile proteggersi dal pericolo, più tendiamo  a rimuoverlo ritenendoci appunto, impotenti rispetto al rischio; questa credenza nasce dalla disinformazione da un lato e da un atteggiamento fatalista dall’altro: l’incidente è governato dal caso. 


Talvolta, poi, sopravvalutiamo le nostre capacità; è il caso dei tanti anziani che quotidianamente finiscono al pronto soccorso a causa di incidenti domestici, talvolta mortali, perché non si rendono conto delle mutate capacità fisiche.




Anche gli orientamenti culturali influenzano fortemente la percezione del rischio; gli individui apprendono osservando le altre persone nel proprio ambiente di vita, dalla famiglia al luogo di lavoro, si impara per imitazione. E’ perciò naturale che i diversi comportamenti derivino dai valori socio – culturali di origine; in particolare, la valutazione del pericolo è proporzionale alla soglia di accettabilità del rischio e al concetto di benessere psico-fisico. Un immigrato, quale che sia la sua nazionalità, deve adattarsi ad una nuova cultura e il riadattamento può avere ripercussioni proprio sulle modalità di percezione del rischio e del pericolo.

Non vanno poi trascurate le differenze di genere; gli agenti fisici, chimici e biologici presenti nell’ambiente, possono causare danni diversi in persone di sesso opposto, che  possono riguardare,  con intensità diversa, la sfera riproduttiva e le implicazioni per la prole in fase di gestazione o di allattamento. Le donne mostrano maggiore consapevolezza del rischio e gestiscono meglio la prevenzione grazie all’educazione ricevuta, al ruolo sociale, a schemi di altruismo e al senso di abnegazione materna. Tuttavia, nel perseguire il benessere altrui, le donne tendono a trascurare il proprio e, come dimostrano le statistiche, si infortunano maggiormente rispetto agli uomini in ambito domestico.

La percezione del rischio infine, varia in rapporto all’età. Contrariamente a quanto avviene in ambito lavorativo, dove sono i giovani  ad infortunarsi maggiormente,   anche se in maniera lieve, in ambito domestico sono gli anziani ad avere una percezione del rischio alterata e, come già detto, ad andare incontro ad incidenti più gravi.

Cosa fare ? Motivare, spingere all’azione, utilizzando gli stimoli interni ed esterni che possono incidere sensibilmente sui comportamenti; motivare il genitore alla salvaguardia della propria incolumità e di quella dei suoi figli facendo leva sull’amore;  è  questo uno stimolo di tipo interiore anche se la spinta proviene dall’esterno. Il comportamento consigliato, per  apparire particolarmente gradito, deve essere associato ad altri bisogni. Le campagne di sensibilizzazione dovrebbero influire in modo mirato sui comportamenti  e sulle azioni,  agendo sull’emotività degli individui, identificando gli ostacoli o i motivi di resistenza attraverso il dialogo con i soggetti interessati ed anche   l’utilizzo di incidenti simulati.

Riferimenti bibliografici

-Michela Mottica: La percezione del rischio e l’aspetto comportamentale del fenomeno infortunistico- in “ Infortuni nelle abitazioni” Manuale tecnico per gli operatori della prevenzione – cap. 15 -

- “La percezione del rischio” di Federica Paolucci- psicologa del lavoro e delle organizzazioni-

“Promuovere i comportamenti sicuri”- Quaderno a cura del SUVA-PRO sicurezza sul lavoro

Arch. Gabriella Pesacane - Presidente di ANSiD (Associazione Nazionale S...

Inquinamento indoor: l'aria che respiriamo

Siamo   portati a ritenere   erroneamente che la nostra abitazione sia  il luogo sicuro per eccellenza. Così non è e le statistiche ci confortano in questa affermazione, testimoniando una altissima percentuale di incidenti domestici  e di danni correlati. Spesso, quando camminiamo nel traffico cittadino, pensiamo alla nostra casa come un rifugio sicuro nella quale poter sentirci  al riparo dai pericoli dell’inquinamento di un’aria che ci appare irrespirabile. Così non è ! In Europa la popolazione trascorre al chiuso il 90% del suo tempo e l’aria interna contiene più di 900 sostanze chimiche potenzialmente dannose. Se consideriamo che ogni persona inala ogni giorno dai 10mila ai 20mila litri d’aria si comprende bene quale peso abbia il problema dell’inquinamento sulla salute. Valgono, perciò,  anche per la nostra abitazione delle regole generali e dei consigli utili  per creare un ecosistema compatibile con il mantenimento di un ottimale stato di salute. Il decalogo che riportiamo qui di seguito è il frutto di un poderoso lavoro di ricerca di prestigiose università italiane.

Le 10 regole per una buona qualità dell’aria negli ambienti domestici:

1) Ventilare l’abitazione  almeno una volta al  giorno ed almeno per  20   minuti aprendo le finestre se possibile quelle meno esposte alle strade di traffico e possibilmente di pomeriggio quando l’inquinamento esterno è minore 

2)  Usare  la  cappa, quando si cucina avendo attenzione a cambiare periodicamente i filtri;

3) Aerare la casa dopo aver compiuto alcune attività, quali ad esempio l’uso di pitture, colle, solventi, disinfettanti ecc.;

4) Pulire almeno settimanalmente tappeti o moquette con aspirapolveri dotati di filtro HEPA cambiando periodicamente il filtro ( ogni 6 mesi); 

5) Cambiare periodicamente  il filtro HEPA  di purificatori d'aria, laddove presenti;

6) Evitare  l'utilizzo di deodoranti e profumanti dell'ambiente quali spray, incensi e candele.

7) Evitare, se possibile, di utilizzare caminetti, stufe a legna o a "pellet"; 

8) Mantenere in una media accettabile le condizioni microclimatiche dell’abitazione  evitando che  la  temperatura  e  l'umidità  dell'aria  siano  troppo alte o troppo basse;

9) Evitare di fumare in casa; 

10) Non vivere troppo in casa, ma uscire cercando di passeggiare in luoghi possibilmente non inquinati.

Lo studio ha preso il nome di “ANAPNOI- Respirare bene per invecchiare meglio” ha voluto mettere in relazione gli effetti dell’inquinamento domestico su pazienti affetti da BPCO, la  broncopneumopatia cronica ostruttiva che è un insieme di malattie respiratorie che interessano polmoni e bronchi  con conseguenti difficoltà respiratorie. Si tratta di malattie ad andamento cronico con danni spesso irreversibili ma che possono essere  tenuti sotto controllo. Tra queste la bronchite cronica che è una infiammazione della mucosa bronchiale  che comporta una difficoltà  nello scambio gassoso tra l’aria inalata e l’ossigeno  assorbito dai polmoni.

Si tratta di patologia molto diffusa che interessa quasi il 5% della popolazione  e rappresenta la quarta causa di morte. Ovviamente l’inquinamento ambientale gioca, insieme con il fumo di sigarette un ruolo importante nel determinare la malattia e nel farla aggravare.

E’ perciò fondamentale che la nostra abitazione, dove noi trascorriamo, “respirando” la gran parte del nostro tempo, presenti condizioni climatiche ottimali, poco potendo fare, almeno singolarmente, per contrastare l’inquinamento esterno che, comunque, contribuisce a condizionare anche la qualità dell’aria nella nostra abitazione collegata anche  a vari altri fattori quali  l’uso di sostanze abitualmente utilizzate ( disinfettanti, igienizzanti, pitture, solventi ecc.), i fumi che si sprigionano quando cuciniamo, le polveri che si nascondono sui tappeti, sui divani e sui tessuti in genere, la presenza di animali domestici in specie se a pelo lungo. 

Una indagine condotta dall’ ADICO, Associazione Difesa Consumatori,  ha evidenziato come  gli arredi, soprattutto se acquistati di recente possono rilasciare sostanze chimiche nocive perché prodotti quasi universalmente con compensati e truciolati trattati  con sostanze  tossiche (vernici, collanti). La dispersione è maggiore quando i bordi degli arredi non sono protetti da laminati e quando la temperatura dell’abitazione è particolarmente elevata.  Quel buon odore di nuovo che avvertiamo in una casa ammobiliata di recente  e che ci  da l’impressione di  pulito e sano, al contrario, dovrebbe preoccuparci ed indurci a ventilare abbondantemente la casa prima di abitarla. Alla luce poi, dello studio ADICO, già citato, ci sentiremmo di far nostre le proposte scaturite da quello studio, aggiungendo alcuni altri consigli al decalogo ANAPNOI  e cioè,  evitare, se possibile,  l’acquisto di mobili con formaldeide preferendo  quelli con il marchio CQA-Formaldehyde E1 che contraddistingue le produzioni di pannelli a bassa emissione di formaldeide e verificare che le superfici e i bordi siano laminati; dopo aver collocato la nuova mobilia, inoltre è opportuno ventilare l’ambiente per almeno 72 ore.


BIBLIOGRAFIA

www.associazionedifesaconsumatori. “Contro le sostanze chimiche rilasciate da mobile nuovi. I consigli dell’ ADICO.

Johnson A,  Casualties of Progress : Personal Histories from the Chemically Sensitive Paperback – January 2000

www.unicatt.it.   Progetto ANAPNOI, Respirare bene per invecchiare meglio. 2019

Sato Y, Sugaya N, Nakagawa T, Morita M. Analisi di ftalati in prodotti aerosol aromatic e deodorant e valutazione del rischio da esposizione. PMID 2015

 

AUTORE

Architetto Gabriella Pesacane, presidente Associazione Nazionale Sicurezza Domestica, segretario nazionale A.N.T.e.S. Associazione Nazionale Tecnici della Sicurezza, Consigliere del Collegio dei Revisori dei Conti per la S.I.Ri.C. Società Italiana Rischio Clinico, Membro Associato del CIRPS Centro Interuniversitario di Ricerca per lo  Sviluppo sostenibile – Sezione Salute e Sviluppo.

 

 

Gli incidenti domestici. Raccomandazioni per una casa più sicura

 

Nel 2017, in Italia, si sono verificati  ottomila  morti  per infortunio domestico che hanno coinvolto le   fasce più deboli e fragili  della popolazione, bambini, anziani e disabili che   trascorrono  gran parte del giorno  in casa.  L’  ISTAT  riferisce, sempre nel 2017,  circa 4.400.000  infortuni domestici,  denunciati in Italia con un  incremento nell’ultimo decennio  pari al 20%. I numeri sono impressionanti, ma il dato non colpisce l’opinione pubblica ampiamente sollecitata, al contrario, dai media  nel caso di incidenti sul lavoro. La spiegazione è semplice: l’ incidente domestico non fa notizia perché,  quasi sempre, non appare in tutta evidenza la responsabilità di qualcuno, come invece accade nel caso  dell’incidente sul lavoro. Gli stessi referti all’ Autorità Giudiziaria stilati nei Pronto soccorso degli ospedali  in caso di incidenti domestici  seguono percorsi più “tranquilli”; atteggiamento, questo, che  non giova alla causa della prevenzione dell’incidente domestico, ritenuto dai più come  un evento fortuito,  non prevedibile e non prevenibile. Nulla di più errato !  L’incidente domestico può, nella maggior parte dei casi,  essere  assolutamente prevenuto con l’uso di accorgimenti, procedure,  dispositivi, modifiche di comportamenti e di stili di vita e, più in genere, utilizzando le moderne tecnologie che quotidianamente l’innovazione mette a nostra disposizione.  La perfetta conoscenza delle cause degli incidenti domestici, che oggi noi possediamo,  ci consentirebbe agevolmente, in un ambiente confinato quale è la casa in cui abitiamo, peraltro  frequentata da un ridotto numerose di persone, di valutare e prevedere la cause di incidente e di adottare, tutti insieme coloro che la abitano, le misure correttive.  L’abitazione  è una piccola comunità dove è facile definire regole. Quale è la molla che può spingerci  a costruire uno standard di sicurezza  con una attenzione maggiore di quella che vi pone  ad esempio un operaio sul posto di lavoro?  L’amore che abbiamo per i nostri cari più ancora che per noi stessi!   La presenza di un numero ridotto di frequentatori di una abitazione privata rende agevole la possibilità di informarli su cosa fare e cosa non fare. Ci è di conforto in questo lavoro l’esperienza maturata nella nostra vita:  quante volte abbiamo rischiato di scivolare nella vasca da bagno?  Quante volte abbiamo utilizzato il phon con le mani bagnate avvertendo  fortunatamente solo  una lieve scossa? La somma delle nostre esperienze deve rappresentare  per la famiglia  il patrimonio di conoscenze che può aiutarci  ad organizzare una strategia concordata e condivisa  con il  nucleo familiare  per difenderci dagli incidenti domestici.  A casa, come sul lavoro o in ospedale, bisogna comporre un piccolo manuale di sicurezza che  rappresenta il compendio di procedure virtuose che esplodono dopo aver individuato e definito quelle, al contrario, pericolose. Con un po’  di fantasia e di tempo disponibile, si può, se vi sono in casa bambini, scrivere insieme con  loro le norme principali, magari organizzando un quadernetto e corredandolo di  disegni da loro composti. 



La prevenzione – lo si dice da sempre-  si impara da piccoli,  sempre che  si abbia la fortuna di trovare chi può insegnarla in maniera costruttiva e proattiva.   Auspichiamo la nascita di una figura di valutatore del rischio domestico, di un professionista esperto in sicurezza   che sia in grado di  valutare lo stato di rischio di una abitazione ma che sappia anche  istruire la famiglia su  cosa fare  o meglio  cosa non fare per evitare di incorrere in un incidente domestico.
Arch. Gabriella Pesacane, presidente ANSiD, Associazione Nazionale Sicurezza  Domestica

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